Dodici mesi d'Arte
Dodici capolavori presentati e descritti dal
soprintendente Cristina Acidini
I mesi più caldi e prosperi dell’estate, li celebriamo un capolavoro perennemente “nascosto”. E non per cattiva volontà ma per necessità assoluta: si tratta infatti di un arazzo cinquecentesco, appartenente alla serie dei Mesi tessuta tra il 1550 e il 1553 nell’Arazzeria Medicea al tempo in cui la guidavano i tessitori fiamminghi Jan Rost e Nicolas Karcher.
Gli arazzi sono i manufatti che forse meglio di ogni altra tipologia rappresentano la magnificenza delle corti europee del Rinascimento maturo. Come non si stancano di ripetere gli esperti della loro conservazione, con l’Opificio delle Pietre Dure in prima linea, gli arazzi non erano e non sono fatti per un’esposizione continua: al contrario, in passato la loro ostensione seguiva i ritmi stagionali della vita dei ricchi proprietari in palazzo e in villa, o coincideva con momenti cerimoniali e festivi. Una volta staccati dai ganci, gli arazzi tornavano nella penombra protettiva dei depositi e qui, rassettati e riposti, attendevano per mesi la sortita successiva. Solo da tre decenni, grazie al progressivo e tuttavia incompleto ripristino di sane e buone pratiche, si è contrastata l’abitudine di tenere appesi in permanenza queste delicate “architetture tessili”, e si è messo in atto per molti panni un decisivo, benché spesso tardivo, salvataggio.
Ecco dunque un’ostensione virtuale di un magnifico pezzo, progettato da Francesco Ubertini detto il Bachiacca, eccentrico e fantasioso pittore amante degli animali e dei fiori nonché esperto di “grottesche”, agili e bizzarre decorazioni ispirate alla pittura romana antica.
Le scene della serie dei mesi, ispirate da incisioni tedesche, raffigurano vedute agresti in cui i personaggi svolgono i lavori dei campi e le attività quotidiane tipiche delle stagioni: nei mesi di Giugno Luglio è raffigurato un arioso paesaggio bucolico dove i contadini sono intenti a raccogliere il grano maturo e a tosare le pecore.
L’ordine inverso con cui sono raffigurati i singoli mesi e i loro rispettivi segni zodiacali deriverebbe dalla scelta di rappresentarli seguendo la convezione astrologica dell’apparente moto del sole, in relazione allo zodiaco.
La destinazione della serie, tra le più ricche e finemente tessute dell’epoca, è ancora oggi sconosciuta: si è pensato che essi fossero tessuti per gli appartamenti del duca Cosimo de’ Medici nel Palazzo della Signoria.