LA GIPSOTECA DI LORENZO BARTOLINI

Le successive campagne di restauro, che presero avvio a partire dagli anni ’70, mirarono prima di tutto ad asportare i sedimenti depositati sulle sculture, una delicata operazione di pulitura che fu eseguita con estrema cautela per evitare di erodere ulteriormente le superfici, già fortemente compromesse a causa della violenza dell’acqua. Le conseguenze dell’alluvione appaiono oggi ben visibili nei volti scabri e dilavati di molti personaggi raffigurati nei busti, così come nell’irrimediabile deformazione dei volumi subita dalle opere che furono più esposte all’azione delle acque.

I modelli originali e i calchi in gesso esposti riflettono sia la varietà e la qualità della sua produzione che la vastità e l’importanza della clientela di Bartolini che, accanto alle commissioni per i grandi gruppi monumentali (il monumento Demidov, quelli a Leon Battista Alberti, a Maria Luisa di Borbone, a Vittorio Fossombroni, al conte di Neipperg) riceveva numerosissime richieste per opere di destinazione privata. Lo scultore infatti era molto ricercato per la sua nota abilità di ritrattista in quanto era capace di restituire, oltre alla fisionomia, anche la personalità dei soggetti raffigurati, grazie ad un lavoro di sottile indagine psicologica che conferiva ai volti scolpiti una viva espressività.

Accanto a quelli a figura intera (la poetessa Mary Tighe, la marchesa di Londonderry, Madame Eynard, Marina Gur’eva), i ritratti in busto dei personaggi dell’alta società italiana e straniera che frequentarono il suo studio, da Rossini a Liszt, da Lord Byron a Madame de Staël, furono realizzati in ogni possibile tipologia: dai busti del tipo cosiddetto all’eroica, che comprendono solo la testa e il collo del soggetto raffigurato, ai busti che comprendono anche il petto e le spalle fino ai busti a mezza figura, con taglio alla vita, che includono anche le braccia, una variante riservata ai soli ritratti femminili.

I marchesi di Bristol e di Londonderry, i Duchi d’Alba, i Gur’ev, i Demidov, i Poniatowski, gli Eynard insieme agli altri nobili inglesi, russi, spagnoli, polacchi e tutti i personaggi che guidarono le sorti politiche europee della prima metà dell’Ottocento, che animarono i salotti, i teatri, gli ambienti scientifici e che ora affollano le mensole della gipsoteca ci raccontano un Ottocento fatto di grandi ideali, di arte, di musica e di poesia e una Firenze mondana e cosmopolita, colta e raffinata, ambita tappa di visita nel circuito del Grand Tour ma anche luogo privilegiato di residenza permanente.

In seguito alle novità emerse dagli studi compiuti in occasione della preparazione della mostra Lorenzo Bartolini scultore del bello naturale, sono stati eseguiti due successivi interventi riguardanti la disposizione dei busti in esposizione, al fine di riunire e rendere più facilmente fruibili i pezzi di nuova identificazione, ora raggruppati sulle mensole più basse e suddivisi in base alla nazionalità dei soggetti ritratti (inglesi in massima parte ma anche spagnoli e russi), accanto a quelli identificati e già esposti in dinastie (i Bonaparte, i Borbone) o riuniti in base alla loro notorietà in campo culturale (musicisti, letterati, artisti).

E’ attualmente il corso la ricognizione inventariale dei circa 150 pezzi non esposti al pubblico, che segue la recente capillare campagna fotografica.